Chi è Neville Brody?

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“Dal Passato” è la nostra serie di longreads su temi legati alla storia del design, del digitale e dell’editoria curate da professionisti appassionati, impegnati a esplorare il mondo di oggi tenendo sempre in tasca le conquiste di ieri. State leggendo il primo capitolo di un percorso nella storia del graphic design attraverso le sue icone a cura di Renato Fontana.


Dopo aver concentrato l’attenzione sulla materia, la spostiamo ora sulle icone: è questa la nuova prospettiva che adottiamo per ripercorrere evoluzioni e rivoluzioni che hanno portato al graphic design così come lo conosciamo oggi.

Si parte! Neville Brody è il nostro primo approdo: presente nella top ten di qualsiasi classifica o all’interno di ogni manuale sulla storia del Graphic Design contemporaneo, va considerato come una figura imprescindibile per capire l’evoluzione visiva degli anni Ottanta e Novanta.


Sperimentale, pirotecnico, precursore, fuoriclasse, radicale: Neville Brody

Inglese, nato a Londra nel 1957, ha un percorso professionale ricco e multiforme (dall’art direction tradizionale alla creazione di font tipografiche passando attraverso la  brand strategy e il digitale), che dimostra già, per se stesso, la sua capacità visionaria e un pensiero creativo che travalica discipline, mezzi e strumenti.

Neville Brody

Chiunque voglia approfondire in rete la biografia di Brody si imbatte in una serie di aggettivi qualificativi non usuali, unanimi nel descrivere un pioniere: sperimentale, pirotecnico, precursore, influenzatore, fuoriclasse, fuori dagli schemi, radicale. È difficile collocarlo in una precisa categoria professionale: ed è questo aspetto che lo rende particolarmente interessante da studiare, oltre che un punto distintivo rispetto a molti altri suoi colleghi di pari valore.

Il curriculum

E ancora, autore di copertine di dischi e di fanzine politiche, speaker di fama internazionale, consulente per BBC, Nike, Adidas, Coca-Cola, Dom Perignon, Montblanc, Haus der Kulturen des Welt Berlin, New York Museum of Modern Art, Kenzo, Paramount, tra gli altri.

Arena Homme

L’attitudine punk

Brody si forma al London College of Printing di Londra, oggi il London College of Communication, caratterizzandosi da subito per un desiderio di ricerca e innovazione che vanno al di là del programma scolastico.

La sua formazione cronologicamente coincide con l’avvento del Punk nella seconda metà degli anni Settanta: una sorta di imprinting che caratterizzerà sempre la sua creatività, nel superamento della regola codificata e nella rivendicazione di un pensiero libero dagli schemi.  È anche la prima occasione in cui il ragazzo Brody si cimenta con cover di album, poster e fanzine, che gli consentono di farsi notare nell’underground londinese.

Non si può non ricordare poi, negli anni della maturità, la vicinanza con il movimento dell’Anti-Design, con posizioni critiche rispetto al sistema della comunicazione.

Poster “Free me from freedom”

La ricerca e la progettazione

La sua carriera è costellata da un atto di amore e dedizione nei confronti della ricerca costante e dello studio dell’evoluzione del linguaggio e dei media contemporanei. Non a caso, a distanza di più di 40 anni dagli esordi professionali, la capacità di intrattenere e far scattare scintille di interesse nel pubblico che frequenta i suoi speech è ancora tangibile.

Font “FF Blur”

Nella sua intervista con Steven Heller per Print 53 magazine emerge chiara questa visione:

 “Something that is based less on gestural or fashionable approach than on an analysis of structure, of meaning; on building a framework before you start responding intuitively. Like Jazz music, you have to build a solid structure before you can improvise.”

Questo si è sempre tradotto in un dialogo aperto con la tecnologia, senza preconcetti e paure: in tempi di auspicato neo-umanesimo come quelli che stiamo vivendo, il suo contributo al superamento della dicotomia analogico/digitale risulta ancora apprezzabile.

Una visione europea

Neville Brody è un protagonista della scena internazionale, a livello di business e di influenza: ha aperto suoi uffici a San Francisco, Seoul,Tokyo. È vero però che ha colpito l’immaginario di un target molto eurocentrico: pensiamo all’influenza su una generazione intera di creativi lasciata da The Face, alla componente tipografica berlinese post-abbattimento del muro, al culto anglosassone nei suoi confronti maturato con mostre al Victoria and Albert Museum, onorificenze ufficiali e ruoli istituzionali.

The Face

Questo per dire che la dimensione culturale non è mai passata in secondo piano rispetto all’abilità tecnica, coniugando pensiero e azione.

Una nuova sintassi visiva

Se non ci sono i caratteri in grado di tradurre gli obiettivi di comunicazione, li si inventa. Il dato estetico che diventa elemento di sostanza e contenuto. I simboli che si trasformano in un codice anni prima della comunicazione breve della telefonia mobile e delle chat. L’abbandono della griglia (Grid System) a favore di una componente autoriale.

Il dato estetico che diventa elemento di sostanza e contenuto, Questo è Neville Brody.

L’attenzione, mai sopita “per un design radicale, senza precedenti e dirompente, l’attrazione verso possibilità non strutturate e, ancor meglio, un caos strutturato” (da un’ intervista con Adrian Shaughnessy del 2011).

Questo è Neville Brody.

La fluidità come segno dei tempi

Mentre la sociologia generava con Zygmunt Bauman il concetto fondamentale di società liquida e ancor prima che se ne parlasse a livello individuale, Brody dichiara: “People think that digital language is a fixed language, but it’s not: it’s very fluid. It’s like I’m doing a painting where the paint refuses to dry”.

Fluido è tutto il suo percorso: il mix tra moda e politica, musica e design, architettura e tipografia, in una ridefinizione progressiva di ciò che amiamo chiamare cultura pop.

BIBLIOGRAFIA
The Graphic Language of Neville Brody, by Jon Wozencroft, Thames & Hudson, 1989
The Graphic Language of Neville Brody 2, by Jon Wozencroft, Rizzoli International Publications, 1994.
Fuse 1-20, From Invention to antimatter: the first twenty years of THE FUSE, by Neville Brody and Jon Wozencraft, Taschen, 2011.