Stefano Dominici è un human centered design strategist, docente, formatore, fondatore di UtLab, azienda di service e experience design, e UXUniversity, start-up di formazione nel settore dello UX, service e experience design. Laura Angelucci, illustratrice classe 1991, vive e lavora a Roma e si è specializzata in illustrazione presso l’Accademia di Belle arti di Macerata. A Roma è dedicato il suo fumetto Breve e modesta guida per trovare Il Tetto nel quadrante Est di Roma. Tutti i suoi lavori sono sul suo sito e su Instagram.
Stefano e Laura si sono incontrati nella passione per i fumetti e insieme hanno dato vita a Understanding Experience – Guida a fumetti alla progettazione human-centered dei prodotti e dei servizi.
In questo articolo ripercorriamo insieme a loro il gioco di lanci e restituzioni che ha consentito di costruire passo dopo passo il libro: per capire cosa può succedere quando un human centered designer e un’illustratrice s’incontrano.
La preparazione
Raccontaci la tua prospettiva sulla fase preliminare necessaria a spiegare -Stefano- e comprendere -Laura- tecnica e obiettivi del progetto editoriale.
Stefano: Prima di iniziare ho dato a Laura il soggetto, la struttura dei capitoli e la descrizione dei personaggi. Poi, nella fase preliminare abbiamo fatto della formazione vera e propria. Lo scopo era quello di illustrare a Laura l’approccio human centered, spiegare le tecniche e dare una visione di insieme per permetterle di immergersi in profondità nel tema del libro.
Laura: La fase preliminare per me è stata caratterizzata dalla lettura del soggetto e dalla comprensione di quale fosse l’idea e l’aspettativa maturata da Stefano rispetto al libro. Mi ha tirato dentro nel modo giusto: con leggerezza e fiducia. Comprendere la natura didattica del progetto e come ci saremmo collocati nel mercato con la nostra proposta mi ha aiutato a calibrare il tono ed il registro che avremmo dovuto utilizzare per raccontare questa storia e a cui già mi stavo affezionando. Parallelamente Stefano mi ha istruito rispetto i rudimenti della materia, fornendomi i mezzi necessari a delineare immaginario, dinamiche, ambienti e personaggi.
L’immersione
Raccontaci la tua prospettiva sul momento in cui si è passati dalla teoria alle immagini. Quali sono stati sfide, curiosità, sorprese di questa fase? Che approccio hai utilizzato?
Stefano: La prima sfida è stata quella di lavorare a distanza. La fase di sketching è iniziata con il periodo di chiusura dovuto alla pandemia e non avevamo idea se l’approccio scelto funzionasse o meno. Prima della sessione di sketching preparavo un sceneggiatura poco dettagliata di un capitolo e la inviavo a Laura. Durante la sessione descrivevo a Laura, pagina per pagina, quello che andava visualizzato e lei disegnava in diretta la tavola. La sorpresa nella prima sessione è stata quella di scoprire che ci si intendeva benissimo. Sembrava come se avessimo lavorato sempre insieme. Dopo la sessione mi mandava tutte le tavole del capitolo e le rivedevo. Fino a fine luglio abbiamo lavorato così, per i primi 8 capitoli. Poi con l’esperienza fatta, ho preparato la sceneggiatura dettagliata dei capitoli restanti e non c’è stato più bisogno di lavorare insieme.
Laura: Uno dei momenti più interessanti è stato quello della creazione dei personaggi, Stefano mi aveva fornito delle schede che descrivevano minuziosamente la psicologia e le dinamiche che li caratterizzavano, il mio compito era quello di definire il loro aspetto e stile. Abbiamo tenuto la prima sessione da remoto facendo l’esercizio di associare ogni personaggio ad un attore esistente: questo mi ha permesso di avere un’ossatura su cui modellare il team, ma anche di capire l’affinità che avevamo nell’approccio di lavoro. Da lì in poi è filato tutto liscio nonostante le sessioni di sketching fossero a distanza: questo perché credo che abbiamo fatto un grosso lavoro di osservazione su noi stessi, cercando di capire ogni volta come correggere il tiro.
La rifinitura
Raccontaci la tua prospettiva sulla fase finale, quella in cui le immagini hanno preso la loro forma quasi definitiva. Quali sono stati sfide, curiosità, sorprese di questa fase?
Stefano: Dopo aver completato lo sketching di tutti i capitoli Laura ha lavorato alla rifinitura delle tavole, mentre io scrivevo i testi e li sottoponevo alla editor. Qui la sfida è stata quella di armonizzare testi e disegni in vignette armoniche. Orami eravamo molto affiatati e ci si capiva al volo. L’inserimento dei testi e dei balloon è stata la parte finale e tavola per tavola è stata rifinita l’impaginazione. Ho curato personalmente questa fase.
Laura: La fase finale è stata quella in cui ho iniziato a percepire con concretezza la forma del lavoro, il momento in cui ho pensato “il libro esiste!”. Abbiamo definito gli aspetti sul colore e inserito balloon e testi. C’è stata una limatura e armonizzazione continua, in cui il lavoro a due è stato fondamentale per le correzioni: in questa fase faticavo a vedere dettagli e particolari da sistemare, ero “troppo dentro” al progetto, il lavoro di Stefano è stato fondamentale per dare al libro la sua veste migliore. Poi ci siamo dedicati alla copertina: abbiamo realizzato due proposte che sono state sottoposte a occhi esterni ma non accolte con l’entusiasmo sperato. Quello è stato un momento in cui ci siamo messi molto in discussione, perché lavoravamo da settimane su quei concetti e prendevamo coscienza che la loro forma era inefficace. Ci siamo rimessi sulla scrivania con uno spirito più leggero e siamo arrivati al risultato finale, è stata l’illuminazione di un attimo e sono piuttosto contenta del risultato, è molto poetico.
Conclusioni
Ripensa a quando il libro era solo un’idea. Oggi qual è l’impressione, il pensiero che ti viene in mente, l’aspetto o il dettaglio che ti colpisce, sorprende di più?
Stefano: La qualità del prodotto finito, nei disegni e nei testi. Oltre le mie aspettative. L’aspetto per me più sorprendente è la fluidità della storia e l’equilibrio tra testi e immagini. Veramente, come se avessimo sempre lavorato insieme.
Laura: L’accessibilità del racconto: è un testo che possono prendere in mano tutti, indistintamente dalla loro formazione e contiene degli insegnamenti preziosi. Penso che siamo riusciti a superare le nostre aspettative rispetto al progetto: mettendo un piede dietro l’altro, prendendo tempo per capire come muoverci e tornando sui nostri passi quando necessario.