L’editoria punk: una reazione istintiva a un mondo che non piace

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“Dal Passato” è la nostra serie di longreads su temi legati alla storia del design, del digitale e dell’editoria curate da professionisti appassionati, impegnati a esplorare il mondo di oggi tenendo sempre in tasca le conquiste di ieri. State leggendo il quarto articolo di un percorso nella storia della grafica e dell’editoria indipendente a cura di Francesco Ciaponi.


Come un piccolo ruscello d’acqua che cerca di arrivare al più ampio corso del fiume, la storia della grafica e dell’editoria underground non si ferma di fronte agli ostacoli che nel corso del Novecento essa trova di fronte a sé.
Arriviamo dunque agli anni Settanta: una tendenza del tutto nuova e catartica comincia a emergere, il punk.


Vai, e datti da fare

È il 1977: l’ondata utopica e sognatrice della controcultura hippie è oramai alle spalle ed è stata sostituita da una sorta di razionale consapevolezza della sconfitta dell’underground nella sua dialettica senza fine con il mainstream.
Proprio in quest’anno in Inghilterra compaiono una serie di fanzine del tutto diverse sia nella forma che nel contenuto rispetto a quanto visto negli anni precedenti. Una di queste è Sideburns, che nel primo numero ospita un disegno realizzato da Tony Moon. Si tratta di uno schizzo elementare in cui il disegno di tre accordi viene affiancato da uno scritto a mano: “Questo è un accordo, questo è un altro e questo è un terzo. Adesso forma una band”.

Quel primo numero di Sideburns è oggi estremamente raro, ma il disegno di Moon viene spesso citato dagli studiosi come uno dei primi esempi della cosiddetta etica del Do it Yourself (DIY): non è necessario essere stati a scuola di musica, quella che conta è la spinta a fare qualcosa.

Sideburns Tony Moon Inghilterra 1977
Sideburns No. 1, 1977

Una sorta di chiamata alle armi a cui moltissimi giovani risponderanno sia in Europa che negli Stati Uniti.

In Inghilterra

Il movimento punk in Inghilterra viene solitamente ricondotto a rock band come i Sex Pistols e i Clash. Quello che a noi interessa è approfondire invece la parte relativa all’editoria e alla grafica che il nuovo movimento porta con sé.

Di solito la fanzine a cui si fa riferimento è Sniffin’ Glue uscita per la prima volta nel 1976 con cadenza mensile, e animata dalla passione sfrenata per il punk di un giovane impiegato bancario di nome Mark Perry.
Perry scrive su una macchina da scrivere di plastica, quasi un giocattolo, e stampa i fogli formato A4 piegati al centro nella cartoleria sotto casa nel massimo numero di copie che può permettersi, pinzandole e vendendole poi ai concerti di cui Perry è un assiduo frequentatore.

Dentro Sniffin’ Glue si notano tutti gli elementi stilistici che diventeranno negli anni seguenti i tratti distintivi dell’estetica editoriale punk. L’attenzione al layout è del tutto assente, i titoli e i testi sono di solito scritti a mano con penna e pennarelli, talvolta si utilizza la macchina da scrivere ma sempre non concedendo niente alla decorazione o alla gradevolezza della veste grafica. L’editoria punk elimina quasi del tutto l’utilizzo delle illustrazioni in favore delle esibizioni dal vivo.

Sniffin' Glue No.1 Mark Perry Londra1976
Sniffin’ Glue No.1, 1976

I contenuti seguono sostanzialmente questo approccio semplice e diretto con recensioni e interviste sulle nuove uscite e sui concerti che Perry, e successivamente tutti gli altri fanzinari, frequentano. Per descrivere il successo e la diffusione che un prodotto editoriale come Sniffin’ Glue arriva ad avere è sufficiente riportare il numero di copie prodotte che passano da circa cento del primo numero alle quindicimila dell’ultimo, stampato nel 1977, che chiude l’esperienza della fanzine.

Altre sono le realtà editoriali che seguono l’esperienza di Perry: White Stuff, dedicata interamente a Patti Smith, Ripped & Torn, 48 Thrills e London’s Burning.

White Stuff, no 2, Londra, 1977
White Stuff No. 2, 1977

Negli Stati Uniti

Una delle prime punkzine statunitensi è stata Punk, fondata a New York City nel 1976 da John Holmstrom, Ged Dunn e Legs McNeil.

Il primo numero esce per supportare la nascente scena musicale underground di New York, in particolare una nuova band legata allo storico locale CBGB che sta ottenendo molto successo in città: i Ramones.

È proprio grazie a Punk che il suono tipico del punk della Grande Mela comincia ad essere conosciuto un po’ in tutti gli Stati Uniti e una nuova estetica molto diversa da quella proposta dall’editoria underground degli anni Sessanta comincia a diffondersi. Anche se con un’attenzione maggiore verso il fumetto e la grafica, anche Punk segue lo stile già descritto per le fanzine inglesi con il bianco e nero oramai divenuto tipico.

Punk Magazine, numero 1, New York, 1976
Punk Magazine No. 1, 1976

Punk ha pubblicato 15 numeri tra il 1976 e il 1979, oltre a un numero speciale nel 1981. John Holmstrom, fumettista e scrittore underground americano, è noto soprattutto per aver illustrato le copertine di Rocket to Russia del 1977 e Road to Ruin del 1978, entrambi dei Ramones.

Road to ruin, Ramones, di John Halmstrom, Sire Records, 1977
Road to Ruin – Ramones di John Halmstrom, Sire Records, 1977

Anche negli Stati Uniti in breve tempo fioriscono molte altre riviste: Search & Destroy (poi rinominatasi RE/search), Flipside e Slash.

Flipside No.1, Los Angeles, 1979
Flipside No.1, Los Angeles, 1979

In Italia

Anche in Italia si assiste ad una simile esplosione di fanzine nate a supporto delle attività delle band punk: fra tutte ricordiamo l’esperienza di T.V.O.R. nata nel 1981 a Como da Stiv Rottame Valli e Marco Maniglia Medici.

“T.V.O.R.”, che inizialmente rimanda a True Voice of Rebels, diventa ben presto sinonimo del più fortunato slogan Teste Vuote Ossa Rotte. Definita da molti una delle migliori fanzine mai uscite a livello mondiale,“T.V.O.R.” è ricca di foto di concerti e di interviste. Il primo numero di TVOR esce nel 1981, ha dieci pagine e una tiratura di 350 copie.

T.V.O.R. No. 4, Como, Stiv Rottame Valli, Marco Maniglia Medici 1981
T.V.O.R. No. 4, Como, 1981

Altre testate attive in questi anni sono Archaeopteryx, Punkaminazione, Anti-Utopia e Echo.

La grafica era un cut-up di immagini, di détournement e slogan punk, il tutto sul caratteristico sfondo nero che rimanda all’inconfondibile estetica lanciata dalla band dei Crass, forse i primi veri fautori di quell’ etica del Do It Yourself

L’ultima reazione prima della contemporaneità

L’idea di un movimento che si proponga attraverso la carta, che si differenzi da tutto quanto visto in precedenza, libero e provocatorio, ha fatto dell’editoria punk un fenomeno unico che ancora oggi appassiona molti collezionisti e amanti del genere. Al punk seguirà un periodo di relativa crisi dell’editoria underground fra tentativi di fare il grande salto nel mainstream e il violento impatto di internet con forum, blog e i social.
Nell’ultima puntata di questo percorso insieme vedremo però come la carta sia ancora viva e rappresenti ancora oggi uno dei pochi spazi di sperimentazione e libertà nel panorama culturale italiano e internazionale.

Crediti
Foto 1: https://www.pinterest.it/pin/479492691562148542/
Foto 2: https://www.pinterest.it/pin/381328293454414529/
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Foto 4: https://www.thedailybeast.com/best-of-punk-magazine-a-new-book-photos
Foto 5: https://www.ramones.world/disk/road-to-ruin-1978/
Foto 6: https://hudleyflipside.com/2017/04/27/slash-and-flipside-on-roq-late-1970s/
Foto 7: https://www.pinterest.it/pin/395613148498559907/