L’editoria come sistema di relazioni

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Letizia Sechi organizza parole e informazioni dal 2008. Ha lavorato a lungo in editoria; dal 2018 è freelance e collabora con enti, aziende, studi di design e chiunque abbia bisogno di lavorare su scrittura e linguaggio. Collabora – o ha collaborato – con Bompiani, Zanichelli, Designers Italia, Istituto degli Innocenti, Fifth Beat, UXU Edizioni e tanti altri.


Qual è stato il tuo percorso professionale? Cosa ti ha portato a fare il lavoro che svolgi oggi ed essere la professionista che sei?

Credo che il mio sia un percorso professionale inconsueto. Al momento di scegliere la specializzazione all’università ero indecisa tra musicologia ed editoria: ho preferito provare a non rimanere disoccupata nella seconda. È andata bene grazie alla tesi che avevo scelto, sull’architettura dell’informazione e l’usabilità dei siti delle case editrici, che mi ha permesso di vincere una borsa di studio per un anno di tirocinio coerente con i miei studi. Così ho iniziato a lavorare in Apogeo, l’editore migliore in cui avrei potuto trovarmi in quel momento, con quella specializzazione: era il 2008.

Ho lavorato in editoria per circa dieci anni, nel pieno dell’apertura del mercato dell’editoria digitale. Mi sono specializzata nella produzione dei libri digitali e su questo ho scritto anche un libro, Editoria digitale, curiosamente ancora in catalogo. Man mano che la tecnologia migliorava mi sono spostata su altri nodi da risolvere tra editoria e digitale – distribuzione, comunicazione, costruzione e sostenibilità di progetti editoriali. Ho lavorato come Content Strategist per RCS Libri (poi acquisita dal Gruppo Mondadori) e dopo qualche anno di routine in una grande azienda ho scelto di frequentare il Master in Architettura dell’Informazione e User Experience Design, per dare un nome a cose di cui mi occupavo, per fare ordine in conoscenze apprese sul campo che avevano bisogno di un sostegno teorico e pratico più solido.

Da qui sono arrivata al mio lavoro attuale, che faccio fatica a contenere sotto una sola etichetta. Ux Writing? Content Design? Language Design? Content Strategy? Editor? Writing Coach? Nessuna mi sembra precisa. La costante è la scrittura; ogni buona scrittura parte da una buona organizzazione del pensiero. Per questo dico che il mio lavoro è progettare attraverso le parole, qualunque sia l’ambiente di destinazione. Aver lavorato con i libri, per me, è stata la miglior palestra possibile.

Ci parli del tuo lavoro con la UXU Edizioni? Cosa ti ha spinto a questa collaborazione e cosa hai imparato?

Proprio durante il Master ho conosciuto Maria Cristina Lavazza, docente per il corso sulla ricerca per la User Experience. In fila alla cassa per un caffè, mi aveva accennato di un’idea editoriale della UXU Edizioni: siamo tornate a parlarne insieme a Stefano due anni dopo, quando la casa editrice era in costruzione e poteva essere utile una mia consulenza su alcuni aspetti della gestione editoriale. I primi libri erano già in pista, con autori esperti. In seguito il mio supporto è stato utile anche con alcuni autori e autrici, come editor o writing coach, a seconda del progetto. Oggi mi capita di seguire un libro all’anno.

Seguire una casa editrice dalla nascita è sempre un’esperienza entusiasmante: c’è un fermento di idee, un fitto intrico di strade da esplorare, una grande quantità di scelte da compiere. Ho una predilezione professionale per l’editoria tecnica o di non-fiction, e la curiosità verso il modo in cui Stefano e Maria Cristina, così esperti nella User Experience, avrebbero deciso di affrontarle era una parte accattivante del lavoro.

L’editoria è sempre un sistema di relazioni: le relazioni sono ciò che la rendono un’esperienza piena di valore. La parte del lavoro che più mi arricchisce è la relazione con gli autori: in più di un caso non serviva affiancarli per migliorare il linguaggio o la stesura, ma aiutarli a sbloccare incertezze nella struttura del libro, o ad affrontare la scrittura stessa. In questi casi ci si confronta a lungo, e – da parte mia – è importante leggere in breve tempo la persona che ho davanti, interpretare i suoi blocchi, i dubbi inespressi, e aiutarla a sentirsi a suo agio nello scrivere, a trovare il suo passo per portare il lavoro a termine con meno fatica.

Il tuo rapporto con gli autori che hai seguito? Che reazioni ottieni da loro quando li guidi?

Sono sempre stata fortunata nel riuscire a instaurare un rapporto di fiducia anche con autori molto esigenti. Il maschile qui non è una svista: ora che faccio mente locale rispetto a tutti i libri che ho seguito, anche al di là della UXU Edizioni, mi rendo conto di aver lavorato solo con un’autrice. Mi dà da pensare. Tornando alla domanda, non è banale che la fiducia arrivi, specie perché autore ed editor non si sono scelti tra loro: si sono incontrati per tramite di un editore. Per questo torno a rimarcare il senso dell’editoria come relazione: se c’è consonanza di visione, di valori, di obiettivi, è facile che i rapporti funzionino.

Il primo passo della guida è l’ascolto: spesso si tratta di persone con grande esperienza professionale, ma alla prima esperienza di scrittura. Il passo non è affatto banale. Ascolto il loro dubbi, timori, le difficoltà e tiro fuori dalla mia esperienza alcune possibili soluzioni che li aiutino a sbloccarsi. Finora ho sempre trovato persone pronte ad accogliere il consiglio, anche se affezionate alle proprie idee e abitudini: ho idea che molto dipenda anche dall’attitudine professionale. Non ci si potrebbe occupare di User Experience senza disponibilità a mettersi in discussione.

Può essere diverso quando invece il mio lavoro è più diretto alla stesura, e dipende dal peso dell’intervento. Può succedere di dover aiutare a riscrivere molto: capita quando il libro è scritto prematuramente, senza affiancamento nella fase di ideazione e progettazione. In questi casi le discussioni con gli autori possono essere più delicate: sono più affezionati a ciò che hanno scritto, meno disposti a rimetterci mano – o anche meno capaci: la riscrittura richiede esperienza quanto (e a volte più) della scrittura. Per fortuna è da molto tempo che non mi capita: il processo di lavoro è sano, e non mi si chiede di intervenire per rimediare a situazioni critiche. È una delle ragioni per cui apprezzo collaborare con la UXU Edizioni.

Un libro che consigli e perché

Ho un amore di lunga data per tutto ciò che scrive Luca Rosati, fin da quando avevo letto all’università il suo (con altri autori) Organizzare la conoscenza. Dalle biblioteche all’architettura dell’informazione per il Web: non posso che consigliare i suoi libri.

Tra quelli che ho seguito, la folgorazione più recente è per People Matter, di Marco Bertoni. Ho incontrato raramente autori con la sua precisione, accuratezza, profondità di pensiero e onestà intellettuale.

Un progetto che ti ha entusiasmato e perché

È un progetto che non ha mai visto la luce, purtroppo. Ma del resto, tutti ambiscono a raccontare i successi, e a volte mi sembra che nessuno condivida esperienze davvero oneste. Due professioniste con una società di consulenza per aziende, diversi progetti paralleli dedicati a cultura e miglioramento sociale e nessuna idea su come organizzare la loro presenza digitale.

Mi avevano contattata, infatti, per gestire i social media: dall’ultima delle cose necessarie. Eravamo ripartite dall’inizio, progettando identità e strategia. Si era creato un bellissimo rapporto di fiducia. C’erano stati diversi problemi tecnici con la realizzazione del sito, ma la mia consulenza era conclusa, non avrei potuto contribuire con altre competenze alla messa online. Poi ho perso i contatti: non ho più saputo come sia andata a finire. Immagino che sia uno di quei casi per cui vale il detto “ciò che conta è il percorso”, e per me è senz’altro vero: ho imparato molto e ancora attingo alle risorse usate per risolvere alcuni problemi in quella esperienza.

Una passione che ti aiuta a prendere fiato e trovare idee per il tuo lavoro

Curare le piante. Passeggiare lungo il fiume vicino casa. Qualche vasca in piscina. Leggere. Ascoltare il silenzio. Giocare con mia figlia. Le ultime due sono un po’ in antitesi, ma per ossigenare i pensieri c’è bisogno di varietà!

Un personaggio che ti ispira

Non saprei indicarne una, ma so quali qualità mi colpiscono. Apprezzo le persone silenziose, oneste, sincere, capaci di apprezzare ciò che è piccolo e di saperlo curare. Apprezzo chi è accogliente e affronta le difficoltà con animo sereno. Apprezzo chi sa quando è il momento di farsi valere o di parlare per chi non può.

Foto di Robert Anasch su Unsplash