Una certa idea di mondo: la grafica surf e skate

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“Dal Passato” è la nostra serie di longreads su temi legati alla storia del design, del digitale e dell’editoria curate da professionisti appassionati, impegnati a esplorare il mondo di oggi tenendo sempre in tasca le conquiste di ieri. State leggendo il secondo articolo di un percorso nella storia della grafica e dell’editoria indipendente a cura di Francesco Ciaponi.


“La surf art si muove, si trasforma e si adegua al contesto ed ai luoghi”: i designer ne sanno qualcosa.
Colori vivi, calma rilassatezza e spontaneità: la grafica surf e skate è la seconda tappa del nostro viaggio nel mondo della grafica alternativa alla scoperta di sentieri meno esplorati che siano di ispirazione al nostro lavoro di progettisti.


Cos’è la surf art?

La surf art è un genere che accoglie in sè influenze psichedeliche, surrealiste, punk e fumettistiche. Come tutti i generi artistici che nascono nel sottobosco indipendente, la surf art ha radici non sempre chiare e sviluppi altrettanto poco noti. Con il tempo però ha saputo costruirsi una propria estetica, fatta di simboli e stili ben precisi, che hanno influenzato svariati altri linguaggi visivi.

L’estetica della strada promossa dalla surf art si è fatta spazio nell’immaginario collettivo. Fin dove è arrivata?

Si pensi al suo influsso in ambito musicale, con un orizzonte così eterogeneo dai Beach Boys fino ai ruvidi Dick Dale, Link Wray o i Trashman. Il cinema, a partire dal caposaldo del genere “Un mercoledì da leoni” (1978), ha proposto pellicole come “Point break” (1991) o il “Surfer Dude” (2008) della coppia McConaughey/Woody Harrelson, per dirne alcuni.

Da dove arriviamo

La surf art ha tratto ispirazione dal mondo della Kustom Kulture, un approccio grafico che possiamo far risalire a due nomi in particolare, attivi negli anni Cinquanta negli Stati Uniti.

Il primo è Kenny Howard – meglio noto come Von Dutch – pioniere della tecnica pittorica e decorativa del pinstriping e Ed “Big Daddy” Roth, che ha inventato l’iconico personaggio di Rat Fink e ha consegnato alla storia le prime auto customizzate che tanto influenzano ancora oggi il mondo kustom.

Kenny Howard/Von Dutch, 1948

Da questo momento nasce un primo studio sul lettering e sui colori, che sono generalmente pastello o in generale primari e che rimandano immediatamente ad una certa iconografia Fifties che in Italia associamo -erroneamente- al mondo dei Drive-In o di “Happy Days” ma che invece proviene da pellicole quali “Il Selvaggio” (1953) o “Gioventù bruciata” (1955).

Ed Big Daddy Roth, 1959

John Severson: l’inizio dell’epopea grafica del surf

Roth e Von Dutch, ognuno con il proprio stile unico ed estremamente innovativo per i tempi, hanno influenzato i principali esponenti della nascente surf art.  

Uno di questi è John Severson, fondatore dello storico “Surfer Magazine” (1962), che presto diventa una vera e propria figura leggendaria per la sua attività di promozione e diffusione di una surf culture più vicina alla realtà e meno alla rappresentazione hollywoodiana promossa da una certa cinematografia del tempo. Fotografo, pittore, editore e illustratore di poster cinematografici, le sue grafiche delineano i crismi di un gusto ancora oggi legato alla cultura surf più classica che vede nel sapiente uso dei colori e del bilanciamento costante fra uso di fotografia, grafica e tipografia il proprio carattere principale.  

John Severson, 1959

È Severson a introdurre tutti quei caratteri tipografici esotici che riesce a trasformare plasticamente in base alle sue esigenze e che utilizzerà per creare cover art di grandissimo impatto visivo per il suo “Surfer Magazine”. All’interno di queste pagine in formato tabloid -dalle splendide copertine vintage anche per i contemporanei- si respirava un’aria di classicismo, di rigore grafico e di calmo benessere.

John Severson, The Angry Sea, 1963

Dopo Severson saranno molti gli artisti che si confronteranno con la surf poster art: Bob Evans, Walt Phillips e Grant Rohloff, solo per citarne alcun. Pur avvicinandosi, non riusciranno però a restituire il gusto più puro e genuino del surf come nei lavori di Severson.

Il fumetto surf: nuovi spazi, nuovi generi

Un altro merito di Severson è quello di aver sdoganato e reso popolari i lavori di due giovani e sconosciuti illustratori allora ancora in cerca di una propria strada: Mike Dormer e Rick Griffin.

Entrambe figure fondamentali nella storia della surf art, e molto spesso collaboratori fianco a fianco per le tavole di alcuni dei fumetti che hanno fatto la storia del surf, Dormer e Griffin contribuiscono a formare un’estetica nuova, fatta di personaggi unici e leggeri, diretti discendenti di quel Rat Fink che Roth ha reso un’icona di tutta l’arte underground.

Mike Dormer, dopo aver posizionato la famosa statua di cemento alta poco meno di due metri da 190 kg sulla spiaggia di Windansea, nel 1963 da vita alla sua creatura più conosciuta: “Hot Curl”. In breve tempo, questa statua di calcestruzzo diventerà un ritrovo fisso per la comunità surf prima di La Jolla in California, e poi di tutti gli States. Anni dopo Dormer la ripresenterà sulla rivista cult “Surftoons”.

Mike Dormer, Hot Curl, 1963

Rick Griffin, surfista per passione e vero riferimento per tutta l’arte psichedelica, è invece il padre dell’altro fumetto surf, il biondino Murphy. L’iconografia di Griffin, fatta di simbolismi oscuri, di elevatissima qualità tecnica, di artigianalità nella creazione di lettering scatenati e psichedelici, è ancora oggi una stella polare per molti, basti pensare al “Wilbur Kookmeyer” di Bob Penuelas, una copia, anche se molto meno audace.

Pur non facendo parte del ristretto circolo dei collaboratori di Severson, anche John Van Hamersveld ha scritto una pagina decisiva della storia della surf art. Il suo nome e forse addirittura la sua intera carriera sono legati al poster da lui creato per promuovere il film “Endless Summer” (1963), dove l’utilizzo di colori vivi e caldi crea un’atmosfera di calma rilassatezza ripresa nel tempo da innumerevoli artisti.

E oggi?

Dopo periodi di scarso sviluppo e poca sperimentazione, gli anni Novanta portano nuovo slancio alla surf art, grazie a un ragazzo nato a San Jose, California, nell’ottobre del 1944, Jim Phillips. Ci sono immagini che, come per il poster di “Endless Summer”, diventano patrimonio condiviso di una comunità oggi numerosa come quella del surf. Questo è stato il destino anche di “Handwave”, la mano gigantesca che sembra piegare l’onda mastodontica disegnata da Jim Phillips per “Surf Crazed”, rivista di fumetti creata nel 1991 da Salvador Paskowitz e Roy Gonzalez. Phillips ha unito la tecnica di Griffin con la fantasia di Big Daddy, regalando alla cultura del surf vere e proprie immagini sacre.

Jim Phillips, Handwave, 1991

La surf art si muove, si trasforma e si adegua al contesto ed ai luoghi, come l’acqua e la controcultura in generale. Dalle prime riviste underground che si sono diffuse in giro per il mondo come le australiane “Captain Goodvibes” (1973) e “Tracks” (1970), (“la bibbia dei surfer”), la surf art è oramai riconosciuta e può addirittura addentrarsi in fenomeni specifici quali il mondo della Tiki art e di colui che di questo sottogenere ha fatto il proprio marchio di fabbrica, Derek Yaniger.

Tiki art: un mix dinamico ed irresistibilmente contagioso che affonda le radici nella cultura hawaiana trasformando quella che era una divinità popolare in un stile grafico. Personaggi spigolosi e colorati, kustom kulture in salsa cocktail, fumetto e grafica lobrow. Yoniger ci inonda di illustrazioni immediatamente riconoscibili e quindi perfette per ogni tipo di linguaggio e di strumento di diffusione quali il digitale, i magazine ed i cartoon televisivi.

Derek Yaniger, Aloha, 2001

Oggi la surf art è un genere che cammina con gambe solide con un baldo esercito di artisti e grafici che continuano a declinare in infinite modalità l’estetica tradizionale. Una moltitudine di declinazioni visive: le opere hot road di “Big” Dave Deal, il minimalismo leggero e solare di Andy Davis e la classica ritrattistica di Tyler Warren, per indicarne alcune. Esiste il luccichio scintillante delle onde di Bill Ogden e Drew Brophy fino al pop surrealism di Damian Fulton e Shawn Dickinson che tanto deve al solito Big Daddy.

La grafica surf è pura esperienza visiva che rimanda ad una forte empatia con la natura. È un genere grafico che ha le sue radici in un’attitudine spontanea che con gli anni ha saputo trasformare il proprio orizzonte stilistico allargando a nuovi generi e influenze, restando sempre fedele al proprio ideale fatto di spazi aperti, colori vivi e soprattutto un irrefrenabile bisogno di libertà.

Crediti
Foto 1: Getty Images
Foto 2: https: //www.tbucketplans.com/ed-roths-outlawexcaliburexcaliber/
Foto 3: http: //www.surfalsurdelmundo.cl/2017/05/john-sevenson-1933-2017-siempre-he-creido-que-el-surf-pertenece-a-todo-el-mundo-no-a-la-persona-que-tenga-mas-dinero/
Foto 4: https://surferart.com/product/106-the-angry-sea/
Foto 5: http://www.fantagraphics.com/michael-dormer-and-the-legend-of-hot-curl/
Foto 6: http://www.jimphillips.com/handwave.html
Foto 7: http://www.derekart.com/