“Ne trova ancora nello scaffale del Piemonte” – mi disse il commesso mentre afferravo l’ultima bottiglia di Barbaresco Asili in promozione. Era dicembre di molti anni fa…”
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Questo non è un libro che parla di vino, né tantomeno di etichette o di case produttrici. È un libro che parla di come troviamo le cose e di come le organizziamo per farle trovare agli altri.
La proliferazione di canali e dispositivi ha generato una frammentazione dell’informazione, causando spesso disorientamento e difficoltà di scelta. La risposta alla frammentazione sta nelle relazioni: ricomporre pezzi sparsi d’informazione in una costruzione coerente.
È questa la sfida a cui è chiamato oggi il design in generale e l’architettura dell’informazione in particolare.
Il libro che hai fra le mani ruota intorno a quest’idea: organizzare l’informazione significa porre “oggetti” in relazione fra loro per creare senso, per dare loro un contesto e una storia.
“…E che dire della lista della spesa? Un’amica si diverte a collezionarle, raccoglie foglietti abbandonati nei carrelli dei supermercati, nei cestini, per terra. E a volte a leggerle così, molte sembrano davvero bizzarre….”
Con stile chiaro e ricchezza di esempi – da Intesa Sanpaolo a Ikea a Netflix passando per Rino Gaetano – il libro spiega come progettare insieme alle persone l’architettura informativa di ambienti digitali e non.
Nel libro scoprirete:
1. Quali sono e come funzionano i sistemi di organizzazione dell’informazione: liste, tassonomie, faccette, tag.
2. Come organizzare le informazioni insieme alle persone: attraverso card sorting, free listing, workshop collaborativi.
3. Come testare quanto abbiamo prodotto: attraverso tree testing e test di usabilità ultraleggeri.
4. Quali sono le linee guida per progettare e valutare l’architettura dell’informazione: salienza, larghezza e profondità, ordine conveniente, correlazione, innovazione e costruzione di senso.
“Mi sono sforzato di scrivere questo libro semplice, comprensibile a tutti, senza tuttavia rinunciare alla precisione dei concetti. Di informazione ce ne è fin troppa e non vorrei alimentare il sovraccarico. Ho cercato di sottrarre più che aggiungere…”